Il territorio di Cavallino-Treporti si contraddistingue per la sua forte vocazione orticola grazie alle favorevoli condizioni pedoclimatiche, alle caratteristiche morfologiche, fisiologiche, fisiche e chimiche del terreno del litorale. Alle condizioni favorevoli del territorio si sono sommati altri importantissimi fattori, quali l'elevato grado di professionalità degli agricoltori locali e l'introduzione di tecniche di coltivazione sempre più affinate: un miglioramento continuo che ha consentito di caratterizzare per unicità e tipicità ortaggi, considerati di eccellenza, come il pomodoro, le zucchine, i peperoni, le melanzane, i cetrioli e le lattughe.
Il caratteristico colore vivo ed intenso, ma soprattutto il sapore inconfondibile, la freschezza e le qualità organolettiche intrinseche costituiscono gli elementi qualitativi di maggior apprezzamento e riconoscimento da parte del consumatore, sempre più sensibile ai temi della sicurezza alimentare e ambientale.
In concomitanza a ciò il mondo agricolo imprenditoriale ha avviato anche una vera e propria riorganizzazione economico-commerciale, cogliendo la sfida lanciata loro dalla globalizzazione dei mercati.
La ricerca di nuovi canali commerciali ed il loro affermarsi hanno permesso di garantire lo sbocco commerciale alle produzioni locali e di tutelare e salvaguardare il lavoro umano della zona.
Si progettano pertanto nuove modalità di commercializzazione, quali: le vendite dirette, gli agri-campeggi, gli agriturismi e altre attività connesse.
Le organizzazioni della Coldiretti e della Cia e le cooperative locali, interpretando la realtà economico-sociale in evoluzione, ed allo scopo di contribuire a promuovere nuove opportunità, si sono fatte carico di concertare con la pubblica amministrazione e con il mondo del turismo organizzato alcune importanti iniziative, sottoscrivendo, tra l'altro, un significativo protocollo d'intesa per informare i turisti sui prodotti tipici locali, sulle tradizioni culturali rurali, sulle peculiarità agro alimentari locali e per dare un'adeguata informazione ai consumatori sulla stagionalità delle produzioni e soprattutto sulla provenienza dei prodotti agricoli.
L'albero di giuggiolo ha solitamente un aspetto contorto, fortemente spinoso nelle parti vegetative più giovani, foglie piccole, alterne e ovate. I fiori sono giallo chiaro con sfumature verdastre, molto piccoli e particolarmente visitati dalle api nonostante un profumo quasi assente. Il frutto è una piccola drupa ovale, simile e delle stesse dimensioni di un'oliva, verde tenue quando immaturo e bruno rossiccio a maturazione. La polpa è dolce, molto zuccherina di colore bianco o leggermente verde se immatura, nocciolo durissimo e molto appuntito. La raccolta si effettua quando il giuggiolo è ancora ben sodo e turgido e presenta la caratteristica colorazione bruna sulla maggior parte della superficie. Il profilo merceologico e qualitativo è così definibile: • frutti sani e interi, di aspetto fresco, ben turgidi e croccanti del giusto grado di maturazione;• assenza di ogni traccia di attacco parassitario anche pregresso e di ogni sostanza estranea;• colorazione uniforme, bruno-rossastra, omogenea su almeno il 90% della superficie del frutto. Sono comunque esclusi i frutti con colorazione verde superiore al 50%;• assenza di ogni traccia di raggrinzimento, indice di sovramaturazione che comporta la perdita di consistenza e spessore della polpa e conseguente forte deprezzamento commerciale del prodotto con pari riduzione della conservabilità;• pezzatura omogenea e tendenzialmente medio-grossa in relazione alla varietà e all'andamento stagionale.Il contenuto di ogni confezione è omogeneo e comprende soltanto frutti della stessa cultivar, origine, calibro e grado di maturazione. La zona interessata dalla produzione del giuggiolo è sostanzialmente quella del litorale nord di Venezia comprendente la penisola del Cavallino dalla foce del fiume Sile fino a Punta Sabbioni comprendendo le isole di Treporti, Lio Piccolo e le Mesole.
La nostra è la zona tipica di produzione dell’asparago verde amaro Montine, in dialetto veneto la nota “sparasea”.
La penisola del Cavallino e le isole collegate, infatti, sono caratterizzate da un clima particolarmente mite. La tradizione della “sparasea” è inoltre oggetto di una festa annuale che da più di trent’anni si tiene a Cavallino tra la fine di aprile e i primi di maggio.
Tecnica produttiva: l’impianto viene realizzato con la tecnica classica per la coltivazione dell’asparago e con piante di un anno (“zampe”) derivate da seme selezionato in azienda e derivato dalle piante più produttive, longeve, che hanno prodotto i turioni più belli e con le caratteristiche tipiche della varietà. L’impianto si esegue a marzo e per i primi due anni si procederà al solo allevamento.
La raccolta inizia dopo due anni e solo a partire dal quarto la produzione avrà una valenza anche economica. Il sesto di impianto è variabile e dipende anche dalla eventuale possibilità di meccanizzazione della coltura. La tendenza è comunque quella di allargare la distanza tra le file. Solitamente si utilizzano distanze di cm 150-160 tra le file e cm 33-40 tra le piante. L’investimento medio si aggira quindi sulle 20.000 piante per ettaro.
La coltura non necessita di particolari interventi antiparassitari grazie alla naturale rusticità; da eseguirsi sempre le dovute concimazioni minerali a cui far seguire una lavorazione superficiale di interramento con funzioni anche di diserbo meccanico/manuale. Per il mantenimento dell’impianto sono applicabili le normali tecniche già viste per altri tipi di asparago.
La produzione inizia precocemente verso la metà di marzo e prosegue per tutto maggio, inizio di giugno, con un ciclo produttivo di circa 60 giorni. La produzione è elevata e può raggiungere i 70-90 quintali per ettaro.
La raccolta avviene completamente a mano, giornalmente o a giorni alterni a seconda dell’andamento climatico; lavaggio, lavorazione, selezione e confezionamento sono quasi esclusivamente aziendali.